Si presenta da me in ambulatorio una simpatica e vivace signora con una tumefazione dolente sulla caviglia; pensava fosse una flebite, in realtà l'esame obiettivo e l'ecodoppler mi consentono di escluderlo, piuttosto l'aspetto e il racconto suggeriscono una puntura di insetto.
"Una settimana fa ho iniziato a sentire dolore e prurito, poi è gonfiato, si è arrossato, non migliora dottoressa cosa devo fare?"
Non si è accorta della puntura, non ha visto insetti posarsi sulla gamba.
Nessun segno di infezione, non linfonodi, non febbre, la rassicuro e le consiglio di applicare per precauzione una crema al cortisone e antibiotico.
Due settimane dopo mi richiama allarmata, il dolore è aumentato, ha avuto febbre, ha preso antibiotici ma sembra andare sempre peggio; quando scopre la gamba, questo è quello che trovo...
MORSO DI RAGNO VIOLINO
Il ragno violino, scientificamente noto come Loxosceles rufescens, è l'unico ragno europeo a possedere un veleno che può essere dannoso per l'uomo.
Si presenta con una colorazione poco appariscente, tendente al bruno-giallo-rossastro. Il nome con cui è comunemente conosciuto è dovuto ad una macchia di colore scuro che si trova sul dorso della regione anteriore del corpo e che ricorda, con molta fantasia, la sagoma di un violino. Le sue dimensioni sono relativamente piccole (massimo 9 mm di corpo e 4-5 cm con le zampe) e le sue abitudini piuttosto schive.
Non è infatti un animale aggressivo, tende a nascondersi durante il giorno e muoversi di notte evitando gli esseri umani, fuggendo se disturbato. Si rifugia però negli angoli nascosti (ripostigli, garage, dietro ai mobili o ai battiscopa) e a volte negli indumenti (scarpe, guanti, vestiti lasciati in giro), dove se viene toccato inavvertitamente può difendersi mordendo.
Il suo morso è indolore e innocuo nella maggior parte dei casi, dando origine solamente ad un’eruzione cutanea nei dintorni del morso che si risolve senza particolari complicazioni.
Nei casi più gravi, però, al morso indolore segue, normalmente entro 24-48 ore, una sensazione di dolore penetrante e di bruciore, con lo sviluppo di una ristretta zona livida o biancastra e di un’area eritematosa più estesa. Une vescicola a contenuto liquido chiaro o emorragico può formarsi al centro della zona e può talvolta dare origine, nell’arco di qualche giorno, ad un’ulcera necrotica di 1-2cm di diametro (loxoscelismo cutaneo).
Tale evoluzione è dovuta alla presenza nel suo veleno di un enzima, la sfingomielinasi D, che può provocare appunto necrosi cutanea ma anche, raramente, emolisi, ossia rottura dei globuli rossi, con la comparsa di sintomi sistemici quali febbre, brividi, nausea, vomito, cefalea, e -nei rarissimi casi gravi-confusione, crisi ipertensive, insufficienza renale (loxoscelismo sistemico)
La lesione cutanea tende a risolversi, molto lentamente, con la delimitazione dell'ulcerazione necrotica che va tenuta pulita e disinfettata; in caso di comparsa di sintomi sistemici è necessaria invece una terapia antibiotica e di supporto sotto controllo medico.
COSA FARE IN CASO DI SOSPETTO MORSO
Salvo in caso di sintomi sistemici importanti e insorti rapidamente, che potrebbero richiedere un tempestivo inizio della terapia, la cosa migliore è recarsi dal proprio medico, che saprà riconoscere la lesione, probabilmente vi proporrà una terapia locale e una copertura antibiotica oltre ad alcuni accertamenti.
Nel caso della simpatica e allarmatissima signora, la febbre per fortuna era già regredita con la terapia antibiotica; la tumefazione era molto dolente, ma dopo avere rimosso tutto il tessuto necrotico dall'ulcerazione - mentre lei coraggiosamente osservava la scena parecchio pulp -il sollievo è stato immediato e l'infiammazione cutanea ha iniziato a diminuire gradualmente.
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