La sclero-mousse
La cosiddetta tecnica ablativa con scleromousse emodinamica rappresenta l’evoluzione della scleroterapia, metodica utilizzata da quasi 200 anni per la risoluzione non chirurgica delle malformazioni venose e delle vene varicose; attualmente viene utilizzata non solo per le varici, ma anche per le recidive dopo intervento e per i capillari dilatati.
Cenni storici e principi della tecnica
Le sostanze utilizzate all’epoca erano molto irritanti e potevano provocare reazioni allergiche anche gravi.
Dagli anni 50 nel 1900 vengono utilizzate a questo scopo sostanze cosiddette “detergenti”, che provocano infiammazione della parete venosa senza provocare effetti collaterali sistemici. Dalla fine degli anni 90, grazie agli studi di Cabrera prima e di Tessari poi, è stata messa a punto una tecnica che aumenta l’efficacia degli agenti sclerosanti riducendone ulteriormente gli effetti collaterali.
Tale tecnica consiste nella fabbricazione di una schiuma formata da microbolle contenenti il detergente che verrà utilizzato per la sua azione sclerosante.
Fin dalla metà del 1800 sono stati fatti tentativi di risolvere in modo non invasivo, cioè senza intervento chirurgico, le malformazioni venose o le varicosità superficiali; il principio era l’iniezione all’interno della vena malata di sostanze irritanti che ne provocassero una infiammazione della parete tale da esitare nella chiusura della vena per cicatrizzazione.
Con gli enormi progressi tecnologici nel campo dell’ecografia, attualmente è possibile studiare nel dettaglio l’emodinamica venosa, ossia il modo in cui il sangue si muove nelle vene, e quindi stabilire con precisione quali sono le vene o i segmenti di vena da trattare; inoltre, sempre tramite l’utilizzo dell’ecografo e di altri apparecchi che consentono la visualizzazione delle vene più piccole, è possibile iniettare con estrema precisione la sclero-mousse nelle vene da trattare.
Come funziona la sclero-mousse
Dopo aver eseguito un accurato studio dell’emodinamica venosa del/la paziente, lo specialista decide quali vene trattare; prepara sterilmente una mousse densa con una sostanza detergente che ha effetto irritante sulla parete dei vasi venosi; il più utilizzato è il Lauromocrogol, un altro molto diffuso è il sodio tetradecilsolfato.
la rende dapprima pallida, quindi di nuovo visibile per farla scomparire nel tempo, con un processo di irritazione - chiusura - riassorbimento; verrà eseguito un controllo a distanza di una o due settimane per verificare il progredire del processo di chiusura delle vene e l'eventuale presenza di sangue residuo; tale processo può richiedere diversi mesi per arrivare a completa risoluzione.
Utilizzando l’ecoguida (per le vene più profonde) o la transilluminazione (per quelle più superficiali) si inietta una piccola quantità di scleromousse nelle vene da trattare; il prodotto, restando a lungo a contatto con la parete della vena grazie alla sua conformazione in microbolle,