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La circolazione venosa

La circolazione del sangue è un sistema complesso che prevede molti componenti; un "motore", il cuore, che pompa il sangue nelle arterie con una pressione "pulsatile", regolata e ammortizzata dall'elasticità delle pareti arteriose e dalle resistenze periferiche (ossia i vasi capillari che irrorano tutti gli organi); una volta ossigenati i tessuti, il sangue viene incanalato nelle vene per ritornare verso il cuore. 

Sappiamo anche di avere due "circuiti" distinti, uno dal cuore verso gli organi periferici, dove cede ossigeno per poi tornare al cuore; da qui parte il "secondo circuito", verso i polmoni, nei cui capillari il sangue si arricchirà di ossigeno per ritornare al cuore e riprendere la via degli organi periferici.

Fatte queste premesse, ci concentreremo qui solo sul circolo venoso, ed in particolare quello delle gambe, per meglio comprendere i meccanismi della malattia venosa; questo ci permetterà di conoscerlo meglio, per sapere come prendercene cura e prevenire l'insorgenza di varici, trombosi, malattia venosa.

Innanzitutto, qualche cenno di anatomia del sistema venoso; a livello degli arti inferiori abbiamo, per schematizzare, tre sistemi di circoli venosi: quello profondo, il più importante, che raccoglie circa il 90% del sangue refluo delle gambe per convogliarlo verso il cuore.

Si tratta delle vene iliache, che confluiscono nella vena cava inferiore, e delle vene femorali, poplitee e tibiali; tutte queste vene decorrono affiancate ad un'arteria che porta il loro stesso nome, ed hanno un flusso di circa 10-15cm/sec.

Il secondo sistema è quello vene safene: grande e piccola safena, che decorrono in una "fascia" e che raccolgono circa il 10% del sangue refluo, per convogliarlo verso il circolo profondo; la vena grande safena ha un decorso antero-mediale che va dal malleolo tibiale all'inguine; la piccola safena ha un decorso posteriore, più o meno dal tendine di Achille al poplite, ossia la piega posteriore del ginocchio; le vene safene hanno un flusso di circa 1-2cm/sec e confluiscono nelle vene del sistema profondo all'inguine (grande safena) e al poplite (piccola safena).

Questi due sistemi sono interconnessi da un terzo sistema, quello delle vene perforanti, che a numerosi livelli collegano al circolo profondo non solo le vene safene ma anche le vene del circolo superficiale, le cosiddette vene reticolari e vene tributarie.

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Una parte del liquido contenuto nei vasi sanguigni tende a fuoriuscire ed imbibire i tessuti attorno ai vasi, soprattutto in caso di aumentata pressione o di stato infiammatorio (le citokine prodotte in corso di infiammazione aumentano la permeabilità dei vasi sanguigni); questo liquido libero viene continuamente riassorbito e drenato da una rete di microscopici vasi con una parete sottilissima, i vasi linfatici.

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Questi a loro volta trasportano il liquido raccolto dai tessuti, chiamato linfa, verso migliaia di minuscole "stazioni intermedie", i linfonodi, che agiscono come primo filtro per il riconoscimento delle sostanze estranee o dei patogeni (virus, batteri), e come prima tappa di attivazione della risposta immunitaria sistemica.

Anche il sistema linfatico è fondamentale nell'equilibrio del sistema circolatorio, soprattutto grazie alla sua capacità di drenare grandi quantità di liquidi fuoriusciti dal circolo.

meccanismi fondamentali; il primo è costituito dalle valvole, di cui tutte le vene sono dotate in misura variabile. Queste valvole, dette "a nido di rondine", nascono dall'endotelio delle vene e formano due cuspidi, che ricordano appunto per la loro forma i nidi delle rondini; le due cuspidi si aprono verso l'alto per lasciar defluire il sangue verso il cuore e si chiudono affrontando i loro lembi mobili per impedire il reflusso del sangue verso il basso.

Quando le valvole sono integre e normalmente funzionanti, il sangue scorrendo verso il cuore le apre, ma non riesce a "tornare indietro" perché viene bloccato dalle cuspidi valvolari che si chiudono appena aumenta la pressione idrostatica, ossia la pressione che la colonna di sangue esercita dall'alto verso il basso grazie alla forza di gravità.

Ma cos'è che fa muovere il sangue verso l'alto?

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Parliamo ora del funzionamento del sistema venoso; il sangue, una volta raggiunti gli arti inferiori, deve ritornare verso il cuore contro la forza di gravità e in assenza di un "motore" periferico che spinga il sangue nelle vene. Per ottenere questo risultato, ci sono due

Se nelle vene più grosse, a livello toracico e addominale, i movimenti respiratori esercitano una specie di "risucchio", funzionando come un vero e proprio "mantice" che ad ogni inspirazione "aspira" sangue dalla periferia verso il cuore, questo meccanismo a livello degli arti inferiori è quasi impercettibile. Il motore principale della circolazione venosa delle gambe è la "pompa muscolare", ossia il movimento di contrazione dei muscoli che esercita una pressione sul sistema venoso profondo, spingendo letteralmente il sangue verso l'alto, un po' come facciamo noi spremendo il tubetto di dentifricio.

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Va da sé che più stiamo fermi, meno questa pompa sarà in funzione, mentre un movimento costante della muscolatura delle gambe, in particolar modo del polpaccio, e il massaggio della pianta del piede dovuto al movimento della camminata, mantengono in efficienza la circolazione venosa delle nostre gambe. A livello della pianta del piede abbiamo infatti una specie di "spugna" venosa, che ad ogni passo svuota il suo sangue nel sistema venoso.

Durante la stazione eretta prolungata, alla caviglia la pressione venosa raggiunge mediamente un valore di 110 mmHg, se il drenaggio è ben funzionante; dopo qualche minuto di camminata, la pressione venosa alla caviglia scende a 20 mmHg; per confronto, la pressione venosa delle gambe in posizione supina è di 8-12 mmHg.

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