Le tecniche termo-ablative
Le tecniche termo-ablative utilizzano il calore per provocare l'"ustione" della parete della vena, e la conseguente chiusura per cicatrizzazione delle varici.
Il calore può venire somministrato dall'interno, nelle vene più grosse, tramite inserzione di un catetere che porta nella vena un raggio laser o le radiofrequenze, previa infiltrazione di anestetico locale intorno alla vena malata.
Può però arrivare anche dall'esterno, nel caso dei capillari dilatati (teleangectasie) o di malformazioni venose superficiali (angiomi). Di seguito riportiamo le varie tecniche in uso.
Il laser endovenoso
Il laser (light amplification by stimulated emission of radiation, ossia amplificazione della luce tramite emissione stimolata dalla radiazione) è un dispositivo che emette luce con una singola lunghezza d'onda; tale lunghezza d'onda può essere scelta in base al risultato che si vuole ottenere.
Di fatto, la luce emessa dal laser ha una intensità elevata, produce quindi calore che può essere concentrato in un punto preciso; a seconda della lunghezza d'onda scelta, il laser svilupperà calore solo colpendo determinate strutture che presentano una certa colorazione.
Per quanto riguarda i laser che vengono utilizzati in flebologia, i colori-bersaglio saranno quindi le gradazioni del rosso che si trovano sui globuli rossi e sulla parete dei vasi.
Nel caso del laser endovascolare, il raggio di luce viene portato dentro la vena tramite fibre ottiche inserite in un catetere, sulla cui punta si svilupperà il calore.
Per evitare il dolore provocato dal riscaldamento della vena, prima della procedura viene infiltrata, tutto intorno alla vena e sotto guida ecografica, una grossa quantità di anestetico locale freddo, il quale circondando il vaso ridurrà in modo importante sia il dolore che gli effetti collaterali sulle strutture circostanti (anestesia per tumescenza).
Per ulteriore precauzione, il laser non deve venire utilizzato nei tratti di vena che sono in stretta prossimità con strutture nervose, per evitare conseguenze quali parestesie o dolore di origine nervosa, o troppo vicine alla cute, per evitarne l'ustione dall'interno.
Le radiofrequenze
Quando si parla di terapia a radiofrequenza in medicina si fa riferimento all’energia usata in una serie di procedure per creare calore e necrosi del tessuto bersaglio, utilizzando campi elettromagnetici con frequenze particolari (tra 30KHz e 300GHz) dette radiofrequenze.
Anche in questo caso il campo magnetico, che fornisce energia ai tessuti trasformandola in calore, viene portato nella vena tramite l'utilizzo di un piccolo catetere inserito con l'aiuto della guida ecografica.
Come per il laser, prima di erogare le radiofrequenze si inietta intorno alla vena un liquido anestetico a bassa temperatura (anestesia per tumescenza).
Le due procedure di termo-ablazione si assomigliano moltissimo, anche se la temperatura sviluppata dal laser risulta più elevata, per cui i rischi di bruciatura delle strutture circostanti sono più importanti.
Il laser transcutaneo
Come abbiamo già visto per il laser endovascolare, la luce laser di una specifica lunghezza d’onda è in grado di “riconoscere” e surriscaldare bersagli del colore scelto, che nel caso delle strutture vascolari a livello cutaneo o sottocutaneo potranno andare dal rosso al viola al blu, a seconda che siano teleangectasie (capillari dilatati) o angiomi (malformazioni vascolari). Il principio è quindi lo stesso, ma il raggio laser colpirà il bersaglio dall’esterno, passando attraverso la cute.
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