"Dottoressa, ma saranno malate anche le vene del cuore?”, è una domanda che spesso mi viene posta, declinata in vari livelli di preoccupazione e di linguaggio, più o meno tecnico.
La risposta non è così scontata…
Tradizionalmente si considera la malattia venosa completamente separata dalla malattia arteriosa (se non addirittura un problema esclusivamente estetico).
In realtà, anche se il meccanismo fondamentale della patologia venosa (dilatazione/incontinenza/reflusso e aumento della pressione a valle) è, semplificando al massimo, esattamente l’opposto della patologia arteriosa (occlusione/riduzione del flusso a valle/ischemia), le due malattie presentano alcuni punti in comune, e soprattutto condividono numerosi fattori di rischio.
Un interessante studio pubblicato già nel 2021 (Chronic venous insufficiency, cardiovascular disease, and mortality: a population study. https://pubmed.ncbi.nlm.nih.gov/34387673/ ) ha evidenziato come i pazienti che presentavano malattia venosa di grado avanzato avessero un rischio maggiore di sviluppare cardiopatia ischemica.
Sebbene fosse uno studio osservazionale (che non approfondiva quindi le cause della correlazione), vi sono prove sempre più numerose dei meccanismi fisiopatologici comuni ad arterie e vene, legati alla risposta delle cellule endoteliali allo stress di parete (ipertensione arteriosa/sovraccarico venoso) ed allo stress ossidativo (fumo, diabete, iperlipemia…)
Lascio ai più curiosi la lettura dello studio e i quesiti che quest’ultimo ci pone.
La mia risposta alla domanda iniziale sarà però comunque sempre la stessa: “attenzione, perché le varici non indicano una malattia di cuore, ma i sintomi da insufficienza venosa possono mascherare altri problemi circolatori, e soprattutto la prevenzione è fondamentale per tutto il nostro sistema circolatorio”
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