Le metodiche chirurgiche
Fin dall’antichità le vene varicose sono state trattate con l'utilizzo della chirurgia; attualmente, grazie allo sviluppo di metodiche alternative meno invasive, la chirurgia classica non è più considerata di prima scelta se non in rari casi.
Cenni storici e principi della tecnica
La più antica documentazione scritta di un trattamento chirurgico delle varici è rappresentata dalle descrizioni di Aulo Cornelio Celso (25 a.C.-50 d.C.): una volta incisa la cute, la varice veniva legata a monte e a valle della varicosità, poi asportata tramite uncini o cauterizzata con un ferro rovente; già Galeno (130 – 210 d.C.) descriveva però un altro metodo di "estirpazione" delle varici: un filo veniva inserito nella vena varicosa, che veniva in seguito "strappata" tirando il filo dall'alto verso il basso.
Fu solo verso la metà del 1800 che vennero compresi i meccanismi della malattia venosa, e per questo motivo i trattamenti divennero non solo più la rimozione della varice visibile, ma l'interruzione di tutte le vene che lasciavano refluire il sangue verso il basso.
L'intervento di "stripping" della vena safena, come ancor oggi viene da alcuni praticato, risale ai primi anni del 1900; la tecnica di Babcock, nel 1907, veniva così descritta: "“Si pratica in anestesia locale una piccola incisione all’estremità prossimale e attraverso
un piccolo foro nella vena si introduce in essa una sonda di acciaio inossidabile flessibile del diametro di 2-3 millimetri e della lunghezza di 70 cm. Questa sonda porta all’estremità due sfere di cui una più piccola dell’altra. Guidando la sonda con movimenti delicati si riesce quasi sempre a percorrere un lungo tratto di vena; a questo punto si pratica una seconda incisione nella cute ed un piccolo foro nella parete venosa dal lume della quale si fa afforiare la sonda. Si applica poi un laccio all’estremità prossimale della vena facendo in modo che la sferetta rimanga completamente fuori, poi con movimenti di trazione delicati si estrae la sonda che porta con sé il tronco principale della vena. Nella manovra si lacerano le collaterali che danno a volte delle soffusioni ematiche mai molto imponenti nel sottocute."
Lo stripping della vena safena
Il "classico" intervento di stripping è una procedura chirurgica di asportazione delle vene safene; viene eseguito sempre sotto anestesia generale o epidurale.
Si pratica una incisione a livello dell'inguine, e in questa sede si isola la vena grande safena e si inserisce al suo interno uno stripper, cioè una sonda che in cima ha una specie di testina ovale; lo stripper viene fatto progredire lungo tutto il tratto incontinente della vena, quindi si pratica una seconda incisione che può essere a livello del ginocchio o della caviglia per farne uscire l'estremità opposta; a questo punto, la trazione sullo stripper "trascinerà" dall’alto verso il basso tutta la safena strappando i collegamenti con le vene collaterali; una volta rimossa la vena, verrànno suturate le ferite a livello dell'inguine, in genere
delle dimensioni di 3-4 cm, e quelle più in basso, in genere più piccole. Vista la traumaticità dell'intervento, che può provocare cicatrici visibili, grossi ematomi e soprattutto strappamento delle terminazioni nervose, e dato anche l'alto tasso di recidive negli anni successivi, tale intervento dal 2013 è considerato dalle linee guida internazionali come di seconda scelta, ove non sia possibile utilizzare altre metodiche meno invasive.
La flebectomia sec. Muller
La flebectomia secondo Muller è una procedura chirurgica minimamente invasiva che ha come obiettivo la rimozione delle vene varicose superficiali della gamba. Viene eseguita ambulatorialmente, sotto semplice anestesia
locale; si praticano alcune micro-incisioni lungo il decorso della vena, che viene estratta per mezzo di minuscoli uncini atraumatici, gli uncini di Muller appunto, dal nome del dermatologo che nel 1956 perfezionò questa metodica ispirandosi alle antiche tecniche già utilizzate da Celso.
La flebectomia secondo Muller offre il vantaggio di risolvere rapidamente le varici superficiali senza lasciare cicatrici e senza richiedere i tempi lunghi delle tecniche "chimiche".